Dai loro pesanti scranni le cui gambe raramente collassano,
puntano il dito e gridano, la bocca schiumante,
che gli alieni non metteranno piede sulla nostra terra

O si limitano a rivolgere la faccia altrove,
per non vedere quelle vite i cui seggi ora ondeggiano e sussultano
assorte nel pregare che l’acqua non si infiltri nelle fessure
o che la morte possa giungere velocemente, almeno

Ed io mi domando,
non è semplicemente umano, sentire il tuo cuore farsi pesante come un macigno,
all’idea di un bambino che precipita verso il fondo dell’abisso,
i suoi occhi che si chiudono (per sempre)
sulla vista di una luce tremante che si fa distante, sempre più?

E’ per impedire alle nostre tasche di alleggerirsi,
è ciò che proclamano dai loro scranni

Ed io mi chiedo,
chi può dimenticare la propria umanità al punto di soppesare su una bilancia
il sorriso di un bimbo che trova una nuova speranza davanti a sé
ed una manciata d’oro?

E noi veniamo per primi, dicono,
ma quello di compiacerci e farci sentire privilegiati è solo un effetto collaterale,
perché loro, piuttosto, classificano gli umani come figurine in un mazzetto,
secondo la loro quantità,
e perciò
quelle che sono più rare, in numero minore, sono le più preziose,
mentre quelle che si contano in numero maggiore contano sempre meno

Ma lascia che ti dica,
che nessuna figurina è identica all’altra, tanto per cominciare,
e che nessuna figurina il divino potere e potenziale
di pensare, di immaginare, di amare, di creare, di salvare il mondo

Terranno chiusi i cancelli,
è ciò che promettono e fanno, dalle loro sedie confortevoli,
dando le spalle con la loro coscienza alle navi che affondano

E non posso fare a meno di domandarmi,
è la loro memoria così flebile
da dimenticare le nostre radici
che spesso si sollevarono dall’amata terra,
e, e lasciandosi dietro tracce di pozze riempite di lacrime,
vagarono lontano, al di là del mare, bussando ai cancelli di città straniere
per trovare un luogo che potessero chiamare “Futuro”?

E’ per la nostra sicurezza, perché quel bambino, un giorno,
potrebbe anche dimostrare di aver sempre avuto un lupo mannaro,
in attesa, dormiente, dentro di sé:
questo è ciò che dicono

Ma io ti domando,
dovremmo davvero stupirci
se un gattino rudemente respinto
possa finire con il soffiare e graffiare come un leone?

Oh, non dicono forse che un cane abbaia per paura?
Ma non c’è nulla da temere, in ciò che hai avuto modo di conoscere e di comprendere,
e quella è la verità che ci svergogna tutti:
quello è il segreto per costruire ponti che uniscono le due sponde

E, onestamente, mi sento piuttosto ben estraniato, già adesso,
disperso in una massa che sussulta avanti e indietro come un mare furioso,
dove amare è troppo spesso frainteso con il possedere,
dove un’innocente differenza ereditata è più temuta del peggior crimine appena adottato,
dove troppi hanno seppellito il proprio cuore in qualche posto ora dimenticato
e ruggiscono come lupi mannari a chiunque attorno,
proteggendo un territorio,
un piccolo fazzoletto di terra che chiamano proprio e dato da Dio
(oh, dov’è, il contratto firmato?!),
un intorno che si restringe sempre più,
finché, un giorno, sarà grande appena da contenere il suo ringhiante proprietario

Ed è proprio in questa terra, che amo ancora e chiamo “patria” e “casa”,
in questa terra in cui i lupi mannari sembrano crescere in numero,
che a volte mi sento come un rifugiato, una persona fuori posto…
e mi domando cosa accadrà, quando mi annuseranno abbastanza a lungo
e vedranno che non c’è lupo in me

Dicono che lo fanno anche a nome mio

E la mia anima si riempie d’orrore,
all’idea che qualcun altro possa crederlo,
ed ecco perché ho bisogno che la mia voce sia udita

Ed è per questa terra, per il suo bene,
o, meglio,
delle mie radici, delle nostre, che sono abbastanza profonde, se siamo abbastanza pazienti da cercare,
da tornare a quando vivevamo tutti sugli alberi,
che lascerò che il mio ragionamento scavi più profondamente
di quanto la mia paura rettiliana non potrebbe mai fare,
e rammenterò a me stesso che è solo l’ululato dei lupi mannari, a prevalere,
non il loro numero,
così sistemerò microfoni ed amplificatori
davanti alle labbra che si muovo impercettibilmente di quelli come me
che non hanno bisogno di gridare e scalciare perché non vivono nella paura,
e lascerò che i loro sussurri diventino versi e canzoni
che lodano le differenze che aprono la mente
nella tavolozza di un pittore,
nei fiori di un giardino,
nelle infinite sfumature di melanina nella pelle di tutti quei bambini

che sorridono, tutti, allo stesso modo

(c) Daniele Bergamini @danbergam

Foto: http://pixabay.com

Dal 2018, il governo Italiano sta applicando una nuova “strategia” sui profughi da paesi problematici, che riduce le possibilità per loro di trovar casa in Italia, ed al punto di tenere chiusi i porti, per coloro che provano a trovare un miglior destino affrontando pericolosi viaggi per mare… ed io, tutto ciò, lo considero moralmente inaccettabile e disumano.

E’ un problema ad un livello più grande?
Sì, dato che altri paesi Europei, per convenienza politica di quei paesi, pretendono allo stesso modo di chiamarsene fuori e di scaricare il problema sul mio paese, che è più facilmente accessibile via mare.
Ma l’attuale governo Italiano sta facendo questo, ed io non posso starmene zitto.

Pensano di farlo con l’appoggio di tutti gli Italiani: be’, non il mio.
E non sono l’unico.

Daniele

Add Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Daniele Bergamini © 2018 All Rights Reserved.
Privacy Policy - Cookie Policy - Disclaimer