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∼≈•∞ 1 – le dita dei tuoi piedi ∞•≈∼

Le dita dei tuoi piedi sono teneri, zuccherini acini che la mia lingua e le mie labbra si contendono, l’una contro le altre, come se contenessero un succo che potrebbe salvarmi dalla sete di una bruciante distesa di sabbia, fin quando non comprendono che sono soltanto egoiste, concentrandosi sul mio piacere, come se le tue dita e tu foste mie schiave, quando la verità è che io, io sono il tuo schiavo, ed il tuo piacere e godimento è tutto ciò che mi sta a cuore, e la mia lingua e le mie labbra esistono, piuttosto, soltanto per servire le dolci dita dei tuoi piedi e solleticarle e farle ondeggiare come girasoli agitati dalle giocose invisibili dita di un vento biricchino, e mandare crescenti ondate di innocente ed eccitata delizia alla tua mente, come se i tuoi piedi fossero corteggiate dalle onde di un altro corpo, tutto d’acqua, invece che per la maggior parte, mosso dal solo intento di farti ridacchiare come una bambina, e di farti percepire la devota gratitudine dell’universo perché ne sei una parte fondamentale senza la quale esso si sentirebbe vuoto e solo.

∼≈•∞ 2 – le piante dei tuoi piedi ∞•≈∼

Le piante dei tuoi piedi sono valli incastonate nelle più dolci colline, che i miei occhi esplorano lungo la loro estensione, così come un cartografo farebbe dopo aver trovato quel leggendario luogo nascosto del quale le canzoni hanno cantato per generazioni e che la gente ha giudicato con leggerezza e rapidità essere fantasie per bambini o sogni per pazzi, come uno scultore che abbia appena trasformato la rigida freddezza di un anonimo blocco di marmo nel tenero tepore di una figura i cui bordi sono così morbidamente definiti che si potrebbe innamorarsene ed impazzire già all’idea di vederla muovere un passo dopo l’altro ed andarsene; e le mia labbra gioiscono timidamente ad atterrare su di esse, proprio come le mie dita a camminare sui loro bordi arrotondati, per ascoltarti ridacchiare ancora un po’ per il solletico, come se le piante dei tuoi piedi fossero terre sacre, e le mie labbra e le mie dita fossero i piedi nudi di pii pellegrini, e l’intero universo delle idee e dei concetti fosse tutto rimescolato da quella rivoluzione che ogni umile obbedienza all’amore è; le piante dei tuoi piedi lasciano impronte leggere e delicate sulla sabbia, sull’erba, sul suolo della vita, tracce che io seguo fedelmente, tentando di guardare il mondo con il tuo sguardo, che appartiene, ad un tempo, sia al bambino che prova stupore per ogni cosa, che al saggio che l’aveva già previsto.

∼≈•∞ 3 – le tue gambe ∞•≈∼

Le tue gambe sono una vertiginosa attrazione del luna park che consiste di infinite ascese e discese, sono fianchi di montagne fatte di inclinazioni che sconfiggono ed asservono e governano la gravità oltre i suoi limiti, sulle quali io scivolo su, e mi arrampico già, trascinato da una forza irresistibile, alla ricerca dei miei occhi già sperduti, cadendo giù, su, giù e su ancora, e saltando su, giù, su, per sempre giù, fondendosi, dalle loro orbite di pace indifferente, girandosi e ruotando al punto di consumarsi, prima, e poi, infine, strappare i nervi ottici, e quindi rotolare, liberi, rotolare dappertutto, felicemente, ridendo come bambini su prati ondeggianti su dolci declivi, volendo esplorare, volendo conoscere, volendo meravigliarsi di dove questi posti portino, e pur desiderando che non finiscano mai e ci sia sempre un qualche luogo da esplorare, da conoscere, del quale meravigliarsi; le tue gambe sono rivestite della più delicata crosta di seta, che copre una litosfera masmatica di masse vitali, il cui straordinario moto, quella perfetta sincronicità di ossa come meccanismi, e giunzioni come ruote dentate, e tendoni e muscoli come leve, le rende sempre mutevoli, sempre girevoli, come le stelle sopra di noi; le tue gambe sono trampoli sui quali io corro le più lunghe distanze, sui quali io scavalco le montagne torreggianti, sui quali io salto da pianeta a cometa al più profondo sempiterno oblivio, sono torri dalle quali io trionfo su e domino le avversità della vita come se fossero particelle di polvere morta; le tue gambe sono le colonne massicce del mio universo, sulle quali l’architrave più finemente decorata, sul mio sguardo rapito, sui miei sogni che disgregano la realtà, sui miei desideri che provocano pazzia, fu sistemata, per proteggermi, per celeste decreto.

∼≈•∞ 4 – il tuo bacino ∞•≈∼

Il tuo bacino è il mio El Dorado che sempre desidero raggiungere, che mi fa sempre pensosamente e ciecemente guardare ovunque, come se potesse apparire là, lontano, oltre le nebbie; il tuo bacino è la mia Atlantide le cui memorie dei suoi lussurreggianti giardini e delle sue rive baciate dal mare mi privano del sonno ogni singola notte dacché le ho dovuto dire addio senza nemmeno esservi mai stato; il tuo bacino è la mia leggendaria Baghdad che ogni favola creata dalla mia eccitata fantasia attraversa, in un modo o nell’altro; il tuo bacino è il mio Santo dove sogno di costruire la mia modesta casa, dove giungo in lacrime di sentimento e gioia per prostrarmi umilmente sulle mie ginocchia e pregare dopo aver levato i miei sandali perché è la fiorente e sacra culla dove mi sembra che la mia stessa vita abbia avuto inizio; il tuo bacino è la valle in cui Primavera ed Estate si corteggiano ed insieme durano per sempre, è il luogo in cui dare e ricevere si uniscono per elevare la più alta delle preghiere, il luogo in cui il dono divino dell’eternità è seminato, nascosto, nella terra dei mortali; il tuo bacino è il palazzo sontuoso del più grande monarca mai esistito, e pur sconosciuto al mondo perché quella ricchezza che non è ostentata guadagna migliaia di volte il proprio valore, attendendo, con molta anticipazione ed un caldo benvenuto già pronto, me, sì, me, il più umile pellegrino che giunge dall’altra parte del mondo, così da rivestirmi de e condividere con me la stessa opulenza, perché un tesoro che è condiviso con chi si ama raddoppia la gratitudine e la felicità; ed io mi sentola persona più ricca che questo monodo abbia mai conosciuto, e sono ispirato dalla tua generosità ad esser generoso a mia volta, ed io, in uno stato di profonda soggezione, spargo petali di rose sul tempio della tua fecondità e pronuncio in lacrime i miei giuramenti di devozione a te ed al tuo divino potere, ed offìcio, con inesprimibile gratitudine e la più completa partecipazione del mio umile essere, i riti gentili che il tuo stupendio tempio merita.

∼≈•∞ 5 – la tua schiena ∞•≈∼

La tua schiena è un monolito posto a guardia, non adorno come ogni coperchio sistemato sul più incredibile tesoro la cui riccheza non può essere superata e dovrebbe piuttosto sorprendere, perché inaspettata; la tua schiena è il campo di gioco per allegre gocce di pioggia, che saltano, atterrano e scivolano, moltiplicandosi dividendosi, e sommando unicità sottraendola, giù per bordi arrotondati e lungo sentieri tra delicate cuspidi; la tua schiena è soffice al tocco, colline delicate su una schiena di seta pettinata, la tua schiena è solida all’affondar del dito, magnifica struttura d’avorio rivestita di fibre carminio come un architetto potrebbe solo sognare di progettare to project e di testimoniarne il completamento; la tua schiena è la tavoletta d’argilla sulla quale immagino di scrivere con il mio dito le più rivoluzionarie leggi della fisica ed i più avventurosi versi sull’amore che la tua stessa pelle mi suggerisce; la tua schiena è la porta santa alla quale le mie labbra osano approcciarsi, per riferire al tuo cuore all’interno echi tonanti del mio ardente desiderio, come se fosse un disperato credente impaziente di trovare mani miracolose e il tuo cuore fosse il santo, il guaritore che ho sempre pregato di trovare; la tua schiena è la superfice d’ascolto alla quale lascio che il mio orecchio si avvicini ed aderisca, mentre trattengo il fiato come se dovess affondare già fino al fondo del mare, così da afferrare i tenui suoni del tuo respiro che prima entra in casa e poi presto se ne va, per visitare il mondo, dopo essersi adornato con la tiara invisibile delle scintille della tua anima, così da distaccare se stesso da infinite gemme, prodotte dal tuo essere interiore come l’ostrica produce una perla, e lanciarle a coloro che incontri lungo la via, per benedirli.

∼≈•∞ 6 – il tuo ombelico ∞•≈∼

Il tuo ombelico è il sacro deposito delle vestigia del più forte legame di sempre noto in natura, e persino oltre la sua lussurreggiante sfera; il tuo ombelico è la forma cristallizzata, impresso all’apice del tempo del parto, del vortice di dolore e gioia che ti ha portata al di fuori della calda, confortante oscurità dentro la luce rivelatrice e benedicente; il tuo ombelico conserva, come una reliquia che riposa, posata giù, su un magnifico drappo di seta, la più stupefacente fossilizzazione di quel motivo di giravolte che la caduta del legame spezzato descrisse, ed anche se io fossi il più grande studioso di tutti i linguaggi, dovrei ancor ammettere la mia miseria di fronte a quell’idioma che la vita usò lasciando cadere quei glifi di materia corporale per descrivere il glorioso ed insostituibile scopo al quale solo la tua anima può adempiere nella storia dell’intero universo; il tuo ombelico è una coppa più preziosa di ogni altra fatta in oro ed incrostata di gemme, è il calice senza stelo che trasmuterebbe un semplice sorso d’acqua nel più inebriante nettare dell’ambrosia; il tuo ombelico è il centro dell’universo, il tuo ombelico è un tornado risucchiante intorno al quale il mio corpo è disgregato in frammenti elementali che girano e ruotano, rapiti da un’estasi senza fine, allo stesso tempo sapendo di dover restare insieme per preservare la mia essenza, e pur volendo avvicinarsi più e più al precipizio, al centro, fino a che non vi sia altra liberante opzione rimasta che quella di lasciarsi precipitare, cadere ed affondare nella sua venerabile cavità che necessariamente deve condurre giù fino al centro del centro, a quel “nt”, come “non toccabile”, ma questo è troppo da accettare, ora, così sarà meglio che proceda, o vorrò ordinare ai miei atomi di riassemblarsi in acqua per cadere da una concrezione vaporosa improvvisamente apparsa nell’aria, per cadere nel tuo ombelico, e scoprire tutto su di esso e lasciare che la sua forma mi plasmi, facendomi dimenticare di ogni altra cosa.

∼≈•∞ 7 – le tue braccia e le tue mani ∞•≈∼

Le tue braccia sono dispensatrici di abbracci e saluti, esse sono il mio rifugio, la mia casa, la mia fortezza contro le ferite che squassano il cuore; le tue mani sono i pazienti e fedeli scribi dei più importanti messaggi dalle remote galassie ruotanti nella tua anima, dalle traiettorie più complesse scoperte nella tua mente, dalle più stupefacenti alternative alla realtà che la tua immaginazione fa nascere, dai più fragili e potenti sentimenti che il tuo cuore intreccia tra un battito e l’altro; le tue mani hanno certamente il dono della proprietà di guarire tutto, dalle ferite nel mio cuore, alle stelle rattristate dalle flebili memorie di folle che hanno dimenticato come sia, sognare: perché le tue mani sono disegnate con perfetta regalità, e scolpite con la più suprema arte; sulla tua mano sinistra il sole è nato ogni singolo giorno, mentre dalla tua mano destra la luna incanta i poeti; le tue mani sono esperte ed abili negli incantesimi capaci di trasformare la materia, la rozzezza della natura in sublime e nutriente sapore; le tue dita sono invitanti pasticcini da succhiare gioiosamente e da assaltare con la mia lingue, solleticando i loro lati e tra di esse giù dove si fondono in teneri strati di pelle rosa; le tue unghie sono corone di dignità e nobiltà, di fronte alle quali diamanti, smeraldi e rubini nei ventri delle antiche montagne si dissolvono in polvere e sprofondano, vergognandosi per un impietoso confronto che non possono mai vincere; le tue mani danzano nell’aria proprio come i tuoi piedi fanno sulla terra, ed ecco come tu agganci entrambi gli elementi senza vita alle estremità del tuo essere, entrambi volontariamente asserviti al tuo bisogno di moto, e l’intero universo resta immobile, privando se stesso di ogni stilla di energia cinetica solo per trasferirla nel tuo corpo, e da tutt’intorno, dalle solitarie distanze lontane, ti ammira, trattenendo il suo gigantesco respiro, mentre tu sei la sola entità rimasta a danzare.

∼≈•∞ 8 – i tuoi seni ∞•≈∼

I tuoi seni sono come cuscini che possono ammorbidire ogni impatto verso il quale la vita possa trascinarmi; i tuoi seni sono come ninfee d’acqua su uno stagno la cui superficie è increspata da bambini che nuotano e ridono in un pomeriggio d’Estate; i tuoi seni sono adornati così come la roccia più uniforme può avere incastonati gioielli di sbalorditiva singolarità; i tuoi seni sono come il sangue che scorre nel cervello quando gli occhi spengono la luce sulla realtà percepita per meglio rivolgersi verso una fantasia vermiglio che si avverte essere tanto più presente e desiderata; i tuoi seni sono come remoti pianeti gemelli che un astronomo studierebbe e sui quali perderebbe la sua ragione per una vita e sui cui misteri e desideratissime superfici farebbe testamento di avere le proprie ceneri equamente cosparse, e là finalmente avere la propria essenza a riposare in pace; i tuoi seni sono un’infantile tentazione per la mano, di sentire e sondare e sprofondare, quel paradosso che ispirà umilta che combina maestosa, prode fermezza della montagna e devota morbidezza del cuore che è caduto nell’amore; i tuoi seni sono teneri frutti radicati nella sabbia, e pur ricchi del latte da questa stellata galassia, prodigioso nettare infuso del potere di trasformare pigmei in giganti; i tuoi seni sono magneti per le labbra e la bocca, sono richiami al fiato che avvolge e riveste, protettivamente ed avidamente, i loro picchi per celarli alla vista di chiunque altro, alla saliva che succhierebbe la loro essenza così da esserne allagata e travolta e da perder se stessa nel suo amato sapore; i tuoi seni sono come ingressi a passaggi che possono condurre al tuo cuore pulsante, ed io pongo le mie orecchie paonazze su ciascuno di essi, e tra di essi, per ascoltare il ritmo sofficemente attutito percettibilmente espresso dalla tua benedetta esistenza; i tuoi seni sono come quella malinconia che non svanisce mai per la prima casa che ci si possa rammentare, e vivide memorie di sapori e fragranze di un’infanzia a lungo perduta vissuta nella certezza di un amore confortante e protettivo.

∼≈•∞ 9 – il tuo collo ∞•≈∼

Il tuo collo è come un giovane, magico albero, che connette terra e cielo, umanità e divinità, realtà e sogni, con la tua testa come l’unico frutto che produce, del quale si dice che dia la vita, in cambio, all’albero dal quale la ricerve; il tuo collo è come un condotto flessibile che racchiuda cavi e tubi, che trasporta energie e risorse da potenti sorgenti ad uno straordinardio dispositivo del quale le leggende dicono che impedisca all’universo di cadere a pezzi; il tuo collo è come l’impossibile torre di uno stregone, la cui ambizione è quella non di vivere tra gli altri umani, ma neppure di vivere tra le nuvole deserte; il tuo collo, orgoglioso contro gli arroganti, si china prontamente verso gli umili, mi dà lezioni di giustizia, ogni volta che il tuo sguardo su tuffa negli occhi di qualcuno; il tuo collo è un fresco spruzzo d’acqua che zampilla dalla fontana al centro del favoloso giardino privato nel palazzo della regina; il tuo collo è una potente catapulta, caricata con la mia testa obnubilata, con i miei occhi rapìti, che vengono lanciati al di sopra di ed oltre tutte le differenti sfere dei cieli attorno al pianea, permettendomi di essere testimone della nascita delle stelle che nessuno ancora conosce, che un giorno guideranno folle di credenti allo loro terra promessa ed annunzieranno a crudeli re il presagio della loro caduta rovinosa; i tratti e la forma del tuo collo infondo ardite dinamiche al concetto stesso di statica, al punto che tutti i modelli usati per descrivere la realtà fisica mostrano la loro inadeguatezza; i tratti del tuo collo sono le curve sulle quali le mie labbra trascorrerebbero ere per verificare scrupolosamente il concetto per cui una curva può esssere considerata formata da un numero illimitato di punti infinitamente limitati, uno vicino all’altro, e per baciare ciascuno di essi, senza dimenticarne o lasciarne indietro nemmeno uno, tutti in modo affettuoso, tutti appassionatamente, così da testimoniare a ciascuno le mie congratulazioni e la mia gratitudine per appartenere, no non importa quanto infinitesima, di una così perfetta iperbole.

∼≈•∞ 10 – i tuoi capelli ∞•≈∼

I tuoi capelli riposano sui tuoi seni come due cascate gemelle i cui rivoli saltano e cadono sulle più ardite rocce, tanto freneticamente e continuamente da diventar delicati veli di luce sulla loro concreta solidità; i tuoi capelli sono una parate senza fine di splendenti campioni di sfumature, per provare a contare il cui numero perderei volentieri la ragione, sfumature il cui conto perderei così spesso, metà delle volte per la distrazione data dal loro sensuale profumo di fiori, l’altra metà per l’innegabile intenzione di non portar mai un tale compito a compimento; i tuoi capelli sono per il tuo volto ciò che il fogliame è per un albero, ciò che l’abito è per il corpo, quel che la corona è per il regnante; i tuoi capelli hanno il potenziale di crescere abbastanza per rivestire la tua amata persona nella tua stessa amata seta, per delineare i continenti e proteggerli dai mari, o in altri termini, per avvolgere questo bellissimo pianeta e fare un grazioso nodo intorno ad esso, come un dono fatto con tutto il tuo cuore, per raggiungere la luna e baciare la sua polverosa e bruciata superficie e portar vita anche lassù; i tuoi capelli hanno una volontà tutta loro, per il modo in cui ora riposano in ciocche sparse come sontuose code di pavone, ed ora si riuniscono in slanciate spirali che ruotano in tutte le direzioni, incarnando le più perfette costruzioni geometriche di spirali che esemplificano velocità, accelerazione e momento angolare, e facendomi desiderare di curvarmi secondo la loro forma; i tuoi capelli è un sistema di scivoli sul quale giovani stelle giocano a lasciarsi cadere in sicurezza dal cielo e visitare la Terra senza ferirsi; i tuoi capelli esistono in quello sfuggente punto concettuale in cui fluido e solido coesistono, ed in quel paradossale stato in cui esser profondamente radicati e cadere avvengono allo stesso tempo, ed io, io laverò ed asciugherò le mie mani e la mia faccia nel loro miracoloso equilibrio, ed imparerò come dispiegare le mie ali e volare dalla loro provvidenziale esistenza e sospensione, guidato dalle stelle intrappolate nella loro essenziale natura.

∼≈•∞ 11 – il tuo volto ∞•≈∼

Il tuo volto è un intrepido trattato sui più elusivi and irraggiungibili generi di armonie, il capolavoro di un artista una pennellata del quale prese vita per essere perfettamente sentita e concepita, prima di essere eseguita; il tuo volto è una formula così stupendamente complessa che una folla di matematici ebbero il loro intelletto deragliato tentando di comprenderla, senza derivare dai loro tentativi né la gloria su di una pagina su un libro di scuola, né la gioia di aver decifrato il segreto della tua meravigliosa ed aggraziata bellezza; il tuo volto è il muro adornato di un ateneo dove la tua bambina interiore studia diligentemente dalle più elevate sorgenti di conoscenza, è la facciata trasparente di una libreria, i cui libri sono circostanze e le loro pagine sono istanti preziosi, nei quali la tua anima, il tuo cuore e la tua mente assorbono la luce del sole della conoscenza dell’amore e della bellezza; il tuo volto è la piazza sulla quale le più mirabili espressioni dei tuoi sentimenti, del tuo universo intimo, della tua crescita interiore, sono portate alla luce, espresse e trasmesse; il tuo volto è il nobile seggio di un illuminato studioso che impartisce saggezza con i modi più gentili e le parole più giuste; il tuo volto è il ritratto che respira di tutte le più preziose e desiderabili qualità interiori; il tuo volto è una galleria sulle cui pareti di broccato dipinti magnifici, ciascuno raffigurante un momento significativo della tua vita nel quale hai rivelato una delle tue virtù, sono esposti per insegnare a chiunque stia osservando come comportarsi, come vivere, come esistere; il tuo volto è un lago grazioso, tra le montagne, nel quale un cielo sereno si specchia, e né il cielo né il lago devono far altro che esser se stessi per essere bellissimi, abbastanza da togliere il fiato; il tuo volto è lo specchio nel quale la tua splendida anima guarda se stessa, ed io ammiro un tal riflesso scolpito in pelle e carne ed ossa, ed io non posso che guardar dentro me stesso, battendo il mio petto e mormorando solennemente “mea culpa”.

∼≈•∞ 12 – la tua bocca ∞•≈∼

La tua bocca è una poetessa che conia rime sui misteri del cosmo e della psiche, e chiunque l’ascolti non sa decidere se comprendere di più, e trovare soluzioni, a proposito di cotanti enigmi che lacerano l’anim, o piuttosto se vagare quanto più lontano possibile dalle risposte così da aver una scusa per continuare ad ascoltare; la tua bocca è una cantante che esegue canzoni sul potere guaritore dell’amore, e sulle responsabilità che esso involve, e chiunque ascolti il suo canto abbassa la testa, cosciente della solennità dei suoi richiami; la tua bocca è un’oratrice che declama discorsi che suonano come fenomenali architetture di parole, frasi e paragrafi, per le quali nuove ardite parole dovrebbero essere inventate; la tua bocca è la premurosa amica che sempre ha un consiglio per me, se il me stesso interiore è perduto nella notte più oscura; la tua bocca è il trionfale monumento all’abbondanza, al rapimento dei sensi strappati via e catapultati oltre ciò che è conosciuto e conoscibile; la tua bocca ha stupende labbra, uno delle quali canta inni all’opulenza, e l’altro canta inni alla modestia, ed il loro contrappuunto erige i più perfetti madrigali; la tua bocca è ora sensuale, abbastanza da inondare con la malinconia del desiderio le cavità del cuore dietro ai miei occhi, abbastanza da voler che la mia bocca aderisca perfettamente ad essa e che il mio corpo affondi nel tuo, ed ora spensieratamente ride cristalli trasformati in suoni, come quelli di un bimbo la cui innocenza fa muovere a quei piedini passi sulle nuvole dove gli angeli dormono, ignari; la tua bocca è la porta più sontuosa, socchiusa, perché l’incantevole vista che infonde gioia delle trenta e due sculture d’avorio è un privilegio non facilmente concesso a chiunque… e morirei felice, e rinascerei nella beatitudine, allo stesso tempo, se mi fosse concessa l’immensa benedizione di ammirarle, e spenderei la mia vita a proclamare la vanità di ogni arte prodotta da mano umana, a confronto con la meraviglia guaritrice che la vista del tuo sorriso, così naturalmente esistente in te, è.

∼≈•∞ 13 – il tuo naso ∞•≈∼

Il tuo naso è la montagna che la mia mente scala, e da lassù io medito sui più grandiosi ed impenetrabili misteri degli abissi celesti, ed allora, da una tal più elevata cima, io salto e mi tuffo nel mare del quale le tue labbra sono come selvagge e sontuose onde di passione e verità; il tuo naso sfugge ad ogni quantificazione o qualificazione sulle sue dimensioni, forma, proporzioni, il tuo naso è semplicemente posizionato ed è formato in modo tale da essere esattamente nel modo in cui dovrebbe essere; il tuo naso protegge gli ingressi dai quali la più preziosa e pur meno invisibile entità di cui necessitiamo per vivere è accolta nelle tue cavità dal tuo corpo, ed io vorrei essere una semplice molecola d’aria per poter viaggiare dentro di te e testimoniare un tal grazia interiore; il tuo naso è come la colonna centrale immersa nella penombra di un templio ed i tuoi occhi sono i due buchi ai suoi lati est ed ovest, dai quali la luce entra e riveste il luogo di un senso di divinità; il tuo naso è il nobile bordo che delimita giusto e sbagliato, giustizia ed ingiustizia, accettabile ed inaccettabile, illuminazione ed oscurità; il tuo naso è un rostro per il tuo volto che è una nave reale che solca il mare della vita, il primo ad annunciare audacemente l’arrivo prossimo della seconda, così che chiunque possa issare le vele colorate della sua anima, per onorarti; il tuo naso, la deliziosa punta del tuo naso, è la superficie, il punto sul quale la mia bocca si lancerebbe con gioia, coprendolo di baci, perché sarebbe il posto più vicino alle tue labbra, pur senza esser le tue labbra, e forse tu permetteresti almeno quello; il tuo naso è un nobile paladino con il tuo volto come un enorme esercito alle sue spalle, che immagino avanzare fieramente verso di me, al punto che nella mia immaginazione sono tentato di inginocchiarmi di fronte a te, e, mentre bacio i tuoi piedi, di implorare la tua misericordia per la mia vita, e di prendermi come tuo schiavo così che possa servirti mentre tu, a tua volta, servi i tuoi ideali.

∼≈•∞ 14 – i tuoi occhi ∞•≈∼

Your eyes are windows shaded with slight pastel nuances; from the inside, they are open to the universe surrounding you, and to everything which is not perceived by the senses, but you can read with the soul which resides deep in you; and of that soul, from the ouside, I can have a glimpse, if I stare into those precipices of blackness your pupils are, without letting my heart, my mind and my soul, fall and get lost into that vastness hinted by retractable circles of hypnothic aesthetical perfection; your eyes pronounce millions words which your soul could never hand to the mouth, or to the hands, for there is no language rich enough to include them all; your eyes are ambassadors of that reign within, whose complete knowledge is exclusive prerogative of God, you’re the enlightened ruler of; your eyes are interwoven with, and reveal, the most luminous darkness, and the most darkened light, at once; your eyes are perfect islands of streaked night immersed in seas of the albumen of the egg of the day whose sun will soon peek through your pupils; your eyes see beyond what anyone else sees, and I can tell this from the way you look at anything, from the solemnity and serenity of your stares, as if they could trascend the borders between today and tomorrow, visible and invisible, understandable and unintelligible; your eyes have the purity of a child who knows no sin, yet they inspect what they’re looking at, whether living or not, as if they had seen millions dawns and way more sunsets, and there’s no entity able to resist their stare without feeling tested, but also understood, forgiven and loved; your eyes now look as if they just cried all the water in a portion of sea contained in a gulf abunding with flavours and fragrances, colours and sounds, and now as if they had just stolen all the joy existing in the world, and were just going to redistribute it to everyone, generously multiplied.

∼≈•∞ 15 – your body ∞•≈∼

Your body.

Your body is the massive centre of a giant star, burning my skin with its warmth which my touch amplifies until I feel it’s liquefying my core; your body is the market of spices, whose intense smells mix with each other and invade my nostrils until my head is spinning and my mind is numbed by the pleasure and I only know and understand that I absolutely need to taste them all, before I lose my mind, or, perhaps, just with the precise intent of losing it; your body is the rainbow of all the shades of you, the palette which is used to paint the most faithful portrait of perfection, the beginning foundation on which any other colour was created by subtraction; your body is the sum of all the flavours which are pleasant and amiable to my palate, the sorbet I would let my mouth taste, and my lips be coated by, and my tongue play with, forever; your body is the fountain whose miraculous water I’d let my thirst be quenched by for the eternity, the fruit whose juices I’d savour, drop after drop, till there are lights roaming, blind, in the sky; your body is the honey I’d sink my finger in for to voluptuously bring it to my lips, with much expectation, and to let it redefine, each time, in a constant sublimation, my sense of sweet; your body is the source of all the most delicate sounds, the secret spring of all the most revealing nuances of silences; your body plays the inaudible symphony of the universe to which my heart lets itself be subjugated and almost reduced to a feeble beat which humbly follows that grandiose music, and my breathing slows down its pace in order to try to stretch and tend to that, fundamental amongst all the fundamentals, whose frequencies describe a note whose sound describes the story of everything and anything, of the infinity I’d pick your person to represent, if I had to choose the most apt entity.

∼≈•∞ 16 – il tuo corpo (e la tua anima) ∞•≈∼

Il tuo corpo è il sacro tempio della tua anima, ed io non mi stancherò mai di affermare questa incommensurabile, liberatrice, e commovente verità: un’anima la cui vastità, capace di distendersi oltre i confini di ogni cosa esistente o concepibile, capace di superare le lacrime per ciò che è perduto, la paura per ciò che non è ancora giunto, il dubbio su ciò che non e non sarà mai conosciuto o dimostrato, fa ripiegare ed annodare in se stesso il mio corpo come una massa che tende ad un punto adimensionale, a spremere il succo della mia anima per poterlo diluire nella tua e partecipare della tua essenza e lasciarla travolgere e conquistare la mia, finché io non abbia assunto le tue sfumature, finché non abbia assorbito i tuoi principi fondanti, finché non abbia trasformato me stesso sul tuo modello, e non mi sia conformato alla tua forma, e le mie mancanze siano perdonate nelle tue supreme leggi; il tuo corpo che fu donato alla tua anima per renderti capace di addolcire il sale negli oceani, di far germogliare la sabbia di dune mortifere, tutt’all’improvviso, così da schiacciare la morte sotto la sgocciolante massa della vita, di trasformare l’impossibile in possibile; il tuo corpo è l’ammirabile monumento per onorare l’eternità del più completo e puro amore, il mare cristallino senza porti in cui si può navigare per sempre, gl’infiniti pascoli in cui l’erba della gioia cresce lussureggiante e nessuna lacrima rotola giù dalla guancia per altro sentimento che la felicità e la gratitudine; il tuo corpo è per la tua anima ciò che l’albero è per il suo tenero, verde midollo, ed è una casa così appropriata che la tua anima né pensa di e neppure prova a strappar se stessa dalla tua carne, per ritornar il prima possibile al paradiso, ma piuttosto si adopera per esser confortevole, come chi abbia lavorato tutto il giorno, nel bel mezzo della furia dei rabbiosi elementi, ed ora finalmente si goda il piacere di addormentarsi tra le lenzuola di un letto perfettamente preparato; il tuo corpo è la casa che sceglierei per la mia anima, chiedendo alla tua di far appena un pochino di spazio, ma poi mi rendo conto che il mio corpo, abbandonato, non potrebbe adorare il tuo: ed ecco come io posso accettare anche questa insopportabile distanza.

∼≈•∞ 17 – il tuo corpo (e la tua persona interiore) ∞•≈∼

Il tuo corpo fornisce precise parole ai tuoi pensieri ed alla tua intelligenza, e parametri e regole definite alle idee di bellezza, il tuo corpo traduce in segni, situati nello spazio e nel tempo ed espressi per mezzo della più nobile energia, la saggezza acquisita dalla tua anima con lacrime, sudore e sangue, la tenera generosità del tuo cuore, le portentose costruzioni della tua mente; il tuo corpo fornisce risate per decodificare la tua musica interiore e quando le sente io conosco come debba essere trovarsi in Paradiso; il tuo corpo crea tempeste di lacrime per lavar via i più sconvolgenti dolori, e se solo io potessi, allora le raccoglierei tutte in un’urna, e piangere su di essa, da una distanza sufficiente a non mescolare le mie lacrime alle tue, e le spargerei sul povero e sul piagato perché sono certo e credo nelle loro miracolose proprietà, e pregherei giorno e notte per far crescere una rosa nel deserto da ciascuna di esse, ed un sorriso sul tuo volto, per ciascuna di esse, allo stesso modo, ed io darei un giorno della mia massima felicità per mutarlo in un giorno della tua beatitudine, non importa se questo mi privasse di giorni da vivere, perché la tua estasi mi farebbe gioire a mia volta, e come puoi vedere non c’è uscita da questa ricorsività di dar tutto, a te e per te, in cui il mio amore mi rinchiude; il tuo corpo parla sobriamente un linguaggio tutto suo, allo stesso tempo volendo mantenere i tuoi più intimi segreti oscurati agli occhi del mondo, e pur desiderando che essi possano essere intrepretati, un bel giorno, così da risparmiarti dal bisogno di metterli in parole; il tuo corpo è la perfetta traduzione, nel linguaggio della realtà, da un paragrafo di beatitudine scritto in Paradiso, da un angelo con un cuore puro, usando una piuma creata con fili di leggerezza da bambini, il bellissimo, colorato inchiostro della verità, su una pagina del Tempo che non sbiadirà mai e mai si sbriciolerà in polvere che il vento soffierebbe via.

∼≈•∞ 18 – il tuo corpo (e le sue distanze) ∞•≈∼

Il tuo corpo è precluso e negato, alla mia ravvicinata ispezione ed adorazione, alle mie braccia, alle mie mani, alla mia bocca, alla mia lingua, alle mie narici, alle mie orecchie; il tuo corpo è fuori dalla mia portata, molto lontano su questo pianeta, remoto abbastanza da essere come una leggenda che dicono sia nata sui sui cedevoli bordi dell’universo sul quali essi possono soltanto formulare teorie; e pure il tuo corpo è abbastanza vicino da spingere la mia mente attraverso il buco nero della razionalità, perché come potrei mai dimenticare che solo se fossi coraggioso abbastanza, ed esperto abbastanza, ed avessi vissuto di più e provato i miei limiti, di più, allora potrei trovar modi per disegnare sulle mie mappe un tracciato che porti a te, ragionevolmente suddiviso in passi, e dunque seguirlo sulle ali di quel mio desiderio che distrugge la mente?
Ma il tuo corpo è la più distante entità nella storia dell’universo, oltre il delta che separa ciò che è possibile da ciò che è impossibile e non sarà mai, ché non ci sono muri più alti e più indistruttibili di quelli che gli uomini costruiscono puntando al cielo; il tuo corpo si trova dietro la più impenetrabile barriera, quella che non ha né inizio né fine e nessuna separazione in mezzo, quella che, suppongo, dovrebbe essere un “no”, nascente sulle tue straordinarie labbra come un sole sanguinante il cui dolore sarebbe mio da sentire, e, chissà, forse anche tuo; ed è così che il tuo corpo diventa per la mia mente il muro stesso, che gli impedisce di conoscere i segreti nel tuo, per il sigillo che le tue labbra sono, e la tua volontà, ancor più, dietro la quale c’è la rivelazione che vorrei tu mi lasciassi conoscere, ti imploro!, fammelo sapere, quali sentimenti su di me hanno scelto il tuo cuore come loro casa, e come sono vestiti, che indossino colori brillanti per suggerire che stanno recandosi ad uno sposalizio, o piuttosto pigmenti scuri e tristi, perché stanno per rendere l’ultimo tributo al mio amore, prima di seppellirlo ancor vivo e disperato sotto una pietra con scritto “non avrebbe potuto mai essere, neppure volendolo”.

∼≈•∞ 19 – il tuo corpo (ed il mio desiderio) ∞•≈∼

Il tuo corpo è nei miei sospiri, il tuo corpo è nei miei canti, il tuo corpo è nelle mie notti agitate, il tuo corpo è nel mio cuscino, che afferro e mordo per attiture i miei singhiozzi, ed introdi di lacrime, il tuo corpo è in tutte le mie preghiere che sarebbe ingiusto pregare, ed in tutte le mie lodi che non mi stanco mai di pronunziare, il tuo corpo è perduto da qualche parte nel minaccioso, sempre crescente e schiacciante spazio di vuoto, fisico, metafisico e spirituale, che mi manca per raggiungere ogni possibile infinito; il tuo corpo è, per la mia mente sconvolta, come quella curva alla quale il mio diritto percorso diventa infinitesimamente vicino, ancora e ancora, al punto che io sento quasi sui miei polpastrelli il tiepido tocco della tua pelle, ma poi continuo sul mio cammino, avanti e avanti, trascinato da una forza crudele alla quale non posso resistere, ed il tuo corpo diventa infinitamente distante, ancora e ancora, e non c’è modo di tornare indietro, ed il pensiero di ciò che avrebbe potuto essere è come una lama schiantata attraverso strati di carne dolorante; il tuo corpo è ciò di cui i miei sensi esausti sentono la mancanza, ed è così perché I non posso avere il tuo cuore, ed è in tal modo che il tuo corpo diventa il promemoria di come la tua preziosa anima non può mai esser una con la mia, ed io mi struggo due volte, e non so dire quale mi distrugga di più, tra queste due specie di mancanza, tra questi due tipi di bisogno, o anche, per lasciar viaggiare lontano una volta in più la mia fantasia, quale sia il più crudele, tra drago che sputa fuoco sul mio midollo in pena per le bramate sensazioni della tua pelle che non posso toccare, e della tua carne che non posso palpare, e del tuo corpo al quale non posso aggrapparmi come ad un salvagente, o piuttosto la tigre che ruggisce pietosamente alla luna così come la mia anima ulula ai pietosi cieli per quel “sì”, quella sillaba che ho più desiderato lungo tutta la mia vita, che non può mai bussare alle porte in attesa delle mie orecchie, che non può esser accolta e lasciata entrare e riverita con ogni onore, perché è stata mandata da te ad annunciare il più sublime proposito.

∼≈•∞ 20 – tu (ed il sigillo sulle mie labbra) ∞•≈∼

Il tuo corpo è il più prezioso tesoro acquisibile su questa terra; il tuo corpo è il mio sacro libro di tutte le preghiere scritte per celebrare tutte le possibili declinazioni della bellezza nell’universo, tutte esemplificate in te, sulle cui pagine io canto salmi ogni giorno, e lamenti che straziano il cuore ogni notte solitaria; il tuo corpo è come un miracolo che a qualcuno, che abbia sofferto della mia stessa malattia, sia stato concesso, ed io sono al tempo stesso il più felice perché quella persona sia stata così benedetta, e così deluso da me stesso, perché forse non ho avuto abbastanza fede; il tuo corpo è la torre di Babele che non crolla mai, perché è costruita come un umile tributo ai cieli, e non come un’egoista mostra di evanescente magnificenza; il tuo corpo è la miracolosa fonte del fiume della tua vita che chiamo per sempre benedetta, di fronte alla corte, convocata in pomposa assemblea, di tutti gli eoni e di tutti gli anni luce; il tuo corpo è un nobile, snello albero, cullato dal vento della santità, che cresce nutrito da lacrime di orgogliosa soddisfazione, per le tue opere, che piovono dai cieli, e quello stesso albero dà frutti straordinari di espressione, ad ogni stagione, così tanti dei quali tu mi mandi generosamente, nonostante questa distanza come un abisso riempita della più insopportabilmente amara acqua dell’impossibilità, ed io, qui, io sopravvivo della loro dolce, succosa polpa, e dolci sono le mie lacrime mentre piango, e ringrazio Dio per la tua esistenza, per la tua vita, per tutti i modi in cui scegli di essere, ed io auguro al tuo corpo il glorioso premio dell’eterna giovinezza, ed alla tua anima, la sua più dolce ospite, la mia più amata compagna nel cuore, la più spensierata e gioiosa eternità in presenza del nostro generoso Creatore e Benefattore, il Quale è certamente compiaciuto della magnificenza di te, uno dei Suoi più belli e compiuti capolavori, per la grazia della Sua misericordiosa benevolenza, e per la tua entusiasta ed industriosa adesione.

Il tuo corpo esiste, la tua anima esiste, la tua vita si svolge davanti ai miei occhi, ed io sono ammesso a riconoscere tali prodigi, ed io non so cosa potrei chiedere di più… ed anche se lo so, in realtà, io so che il mio amore deve ora sigillare le mie labbra.

Ed allora sia, alla fine, per ciascuno ed ognuno, qualunque cosa debba essere.

Amen.

(c) Daniele Bergamini “danbergam”

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